
In questi giorni ho più volte incontrato l’opera di Guccione e mi sono chiesta:
Chissà se torneremo a vedere il mare.
Quando il cielo è limpido, l’orizzonte salino sfuma tutto in quel sereno
ed difficile allora, di fronte all’uniforme, distinguere aria e acqua.
In quell’evento ogni tensione s’acquieta e l’occhio avanza senza posa nella distesa celeste.
Vertiginosamente, senza ieri o domani, come fosse immerso nella corrente.
Io davvero non ricordo nulla e non provo nulla se non gratitudine
Quella visione si è appropriata della mia identità, da quell’istante s’innalza puro il sentimento.
Per la prima volta mi sono sentita opportuna, ma riconosco che quella sensazione non ha nome.
Alla fine è anche meglio così, perchè non si può fraintendere l’indefinibile.
Sicuro e privato, il ricordo del mare è il vero rifugio.

